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Musica corale

Venerdì 27 giugno va in scena Traviata” il terzo titolo del 102° Opera Festival

gbopera - Mar, 24/06/2025 - 19:13

Dopo Nabucco e Aida, venerdì 27 giugno (21.30) va in scena La Traviata nell’elegante allestimento di Hugo De Ana, che mancava in Arena da nove anni. Una Parigi belle époque rivive sull’immenso palcoscenico areniano con un cast di stelle internazionali: Angel Blue, al suo debutto assoluto in Arena, Galeano Salas e Amartuvshin Enkhbat. E sul podio Speranza Scappucci a dirigere Orchestra e Coro di Fondazione Arena per la prima volta in un’opera, dopo il Requiem verdiano nel 2021.
Debutti e ritorni illustri anche nelle repliche del 5, 11, 19, 25 luglio e 2 agosto: Feola, Sierra, Scala, Korchak, Salsi e Tézier, e sul podio Ommassini.
Accanto a loro, apprezzati giovani ed esperti interpreti nelle parti di fianco: Sofia Koberidze è Flora, Francesca Maionchi Annina, Carlo Bosi il visconte Gastone, Gabriele Sagona il barone Douphol, Jan Antem il marchese d’Obigny, Giorgi Manoshvili il dottor Grenvil, gli esordienti Hidenori Inoue e Alessandro Caro, a cui si avvicenderanno nel corso delle repliche Matteo Macchioni, Nicolò Ceriani e Francesco Cuccia. Il Ballo areniano, coordinato da Gaetano Bouy Petrosino, animerà le feste dell’opera secondo le coreografie di Leda Lojodice, mentre l’Orchestra di Fondazione Arena e il Coro preparato da Roberto Gabbiani.
La Traviata, nell’edizione creata da Hugo De Ana per il Festival 2011
, Anniversario dell’Unità d’Italia, inizia come la fonte letteraria di Verdi: come nella Signora delle camelie, realmente esistita e raccontata da Alexandre Dumas figlio, si vede ciò che resta di Violetta, le ultime cose all’asta. Solo dopo, a ritroso, come in un sogno o un lungo flashback, conosciamo lei, il suo mondo, la sua storia. Le cornici vuote, colossali strutture finemente decorate di fine ‘800, prendono vita e si popolano di balli e feste. E se, per regia, costume e colpo d’occhio, la “fedeltà al libretto” è assicurata, gli elementi scenici sono anche altamente simbolici: specchi, arazzi e cornici inquadrano i diversi atti come opere d’arte, come una vicenda privata diventata mito. Quando il clamore pubblico tace e si spengono le luci, rimane lei, Violetta, al centro di tutto, nella sua parabola di amore e sacrificio.
«Un dramma intimo come quello di Traviata in uno spazio particolare come l’Arena, il palcoscenico più grande del mondo, è una sfida che offre mille possibilità ed altrettante difficoltà». Così Hugo De Ana presentava il proprio lavoro nel 2011. «Ho voluto ambientarla nella Parigi del 1890, periodo d’oro per il melodramma ma molto critico dal punto di vista sociale, che evidenzia la visione del dramma vissuta in prima persona da Verdi. Lo spettatore si troverà di fronte ad una pinacoteca smontata, […] uno spazio pieno e vuoto al tempo stesso, come la Parigi che si annida nel cuore di Violetta. Percorrerà l’opera il tema del ricordo. […] Violetta vince la morte con le sue stesse forze, è un personaggio eterno come l’amore è eterno, e la morte rappresenta solo l’immortalità dell’una e dell’altro».

 

 

 

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Venezia, Teatro La Fenice: per la prima volta in laguna “Dialogues des carmélites” di Francis Poulenc

gbopera - Mar, 24/06/2025 - 11:00

Venezia, Teatro La Fenice, Lirica e Balletto, Stagione 2024-2025
“DIALOGUES DES CARMÉLITES”
Opera in tre atti e dodici quadri.
Musica e libretto di Francis Poulenc
dall’omonimo testo di Georges Bernanos
Le Marquis de La Force ARMANDO NOGUERA
Blanche, sa fille JULIE CHERRIER-HOFFMANN
Le Chevalier, son fils JUAN FRANCISCO GATELL
Madame de Croissy, la Prieure du Carmel ANNA CATERINA ANTONACCI
Madame Lidoine, la nouvelle Prieure VANESSA GOIKOETXEA
Mère Marie de l’Incarnation DENIZ UZUN
Soeur Constance de Saint-Denis VERONICA MARINI
Mère Jeanne de l’Enfant Jésus VALERIA GIRARDELLO
Soeur Mathilde LORIANA CASTELLANO
L’Aumônier du Carmel JEAN-FRANÇOIS NOVELLI
Officier GIANFRANCO MONTRESOR
I Commissaire MARCELLO NARDIS
Le Geôlier / Thierry / II Commissaire / Monsieur Javelinot FRANCESCO PAOLO VULTAGGIO
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Frédéric Chaslin
Maestro del Coro Alfonso Caiani
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Light designer Cristian Zucaro
Movimenti coreografici Sandro Maria Campagna
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice in coproduzione con Fondazione Teatro dell’Opera di Roma
Venezia, 20 giugno 2025
Che Dialogues des carmélites rappresenti un titolo-chiave del repertorio operistico francese novecentesco, direttamente imparentato con Pelleas et Mélisande di Debussy, è un fatto ormai acquisito. Almeno presso quella parte di pubblico, in grado di apprezzare la valenza espressiva, derivante dalla stretta simbiosi tra parola e musica, che accomuna il capolavoro di Poulenc al dramma lirico debussyano, la cui conoscenza fu determinante per il giovane Francis. I Dialogues traggono la loro origine da una pièce di Georges Bernanos, pubblicata nel 1949, dopo la morte dell’autore, e divenuta poi – per intervento dello stesso Poulenc – un libretto d’opera, che ricalca da vicino il testo di Bernanos e procede dal punto di vista drammaturgico-musicale come un flusso ininterrotto, senza concessioni ai clichés tradizionali del melodramma. Dunque, il lavoro di Poulenc sarebbe riservato ad un pubblico in grado di comprenderne il raffinato linguaggio, caratterizzato da un continuum espressivo, che trova il suo apice nella scena finale del martirio? Forse. Ne era abbastanza convinto anche chi scrive. Almeno prima di aver assistito alla recente rappresentazione di questo capolavoro sul palcoscenico del Teatro La Fenice. Del resto, quando sul podio sale un profondo conoscitore del teatro musicale francese, il cast annovera voci di prim’ordine capaci di calarsi nel codice espressivo dell’autore, la regia si basa fondamentalmente sul rispetto del libretto senza rinunciare alla creatività, il miracolo può compiersi e uno spettacolo di qualità può arrivare a coinvolgere per quasi tre ore ogni spettatore. Più che sul clima repressivo, Emma Dante, coadiuvata dal suo storico staff, si concentra sul senso di libertà che le carmelitane – donne, prima che religiose – esprimono: condizionate da una fede fanatica, il loro martirio è anche una forma di liberazione. Lo è per Blanche che, sopraffatta dalla paura più che spinta da una vera vocazione, cerca rifugio nel convento: piena di vita e al tempo stesso fragile, al pari delle consorelle, si rivela alla fine la più coraggiosa. Elemento distintivo di questa messinscena è la fisicità, per quanto negata: se le suore coprono i loro corpi con una corazza alla Giovanna d’Arco e un elmo che pare un’aureola, la regista ce le mostra mentre si schiacciano i piedi con pesanti blocchi di pietra, proprio per sentire attraverso il dolore la propria corporeità. Fondamentale in questa prospettiva è la presenza ricorrente in palcoscenico del corpo di Cristo – impersonato da una danzatrice androgina –, fin dalla prima scena, in cui si vede Gesù scendere dalla croce. Il Salvatore – crocifisso con le sembianze di Blanche – riappare anche nella scena del martirio con esito davvero suggestivo. Lo spettacolo parte dalla casa di Blanche, un’aristocratica dimora, dove campeggiano enormi ritratti di Jean-Louis David, che raffigurano varie nobildonne dell’epoca, destinate, come la nobile fanciulla, a farsi suore. Quadri di cui in seguito non resterà che la cornice, ad indicare la cancellazione dell’identità, dovuta alla monacazione mentre, dopo che la ghigliottina avrà compiuto il suo esiziale lavoro torneranno semplici tele bianche. Nello spettacolo alla sontuosità di questa casa nobiliare si contrappone l’austerità del convento con le sue grate, i suoi ambienti chiusi, dove tutto impone il rinnegamento di sé fino all’estremo sacrificio. Irreprensibile la lettura di Frédéric Chaslin, che fa risaltare ogni aspetto della partitura, potendo contare su un’orchestra e su voci assolutamente all’altezza del loro compito. Il direttore francese si è confermato un profondo conoscitore del linguaggio di Poulenc, caratterizzato da ‘moduli’ e ‘formule’ ricorrenti, tra cui alcuni ‘leitmotive’ (la sequenza di due accordi corrispondente a un tragico cambio della situazione, il motivo che apre l’opera, ascendente e ansioso, associato al Marquis de la Force, e altri), oltre che da echi di Monteverdi, Verdi, Debussy, Musorgskij. Straordinaria, per peso vocale, fraseggio, finezza interpretativa Julie Cherrier-Hoffmann, nella parte di Blanche, di cui ha saputo rendere l’evoluzione psicologica: affranta dopo la morte della Prieure, eroica nel finale dell’opera. Analogamente degna di una fuoriclasse la prestazione di Anna Caterina Antonacci, nel ruolo di Madame de Croissy, la Prieure du Carmel, soprattutto nella scena della morte, dove – già apprezzata interprete in La Voix Humaine – si è distinta nel canto parlato. Encomiabili: Veronica Marini (una spontanea Soeur Constance de Saint-Denis, dalla tessitura ‘leggera’), Deniz Uzun (una protettiva – e vocalmente brunita – Mère Marie de l’Incarnation),Vanessa Goikoetxea (una dolce Madame Lidoine, la nouvelle Prieure), Valeria Girardello (Mère Jeanne de l’Enfant Jésus) e Loriana Castellano (Soeur Mathilde). Pregevoli Juan Francisco Gatell (Le Chevalier: bellissima la scena con la sorella Blanche) e Armando Noguera (Le Marquis de La Force). Positivo il contributo di Jean-François Novelli (L’Aumônier du Carmel), Gianfranco Montresor (Officier), Marcello Nardis (I Commissaire) e Francesco Paolo Vultaggio (Le Geôlier / Thierry / II Commissaire / Monsieur Javelinot). Eccellente per espressività e fraseggio la prova del coro, istruito da Alfonso Caiani. Da pelle d’oca la scena del martirio, in cui la ghigliottina sopprime ad una ad una le sfortunate sorelle emettendo un sinistro colpo come di frusta, mentre esse – in numero sempre minore – intonano uno struggente “Salve Regina”. Indimenticabile? Ebbene sì!

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Le cantate di Johann Sebastian Bach: Festa della natività di San Giovanni Battista

gbopera - Mar, 24/06/2025 - 07:01

Freue dich, erlöste Schar BWV 30 è la terza ed ultima Cantata a noi pervenuta dedicata alla festa di San Giovanni Battista. Eseguita probabilmente il 24 giugno del 1738,  questa partitura, una delle più ampie del repertorio delle Cantate bachiane è il rifacimento di un lavoro profano (BWV 30a), creato nel settembre del 1737 per onorare un alto funzionario di Corte, Johann Christian Hennicke. La Cantata, divisa in 2 parti, si compone di 12 numeri, uno in meno dell’originale profano. A parte l’aggiunta del Corale che chiude la prima parte, gli unici brani nuovi sono i 4 recitativi, tutto il resto, con lievi modifiche segue l’originale profano. Si è ventilata anche l’ipotesi che Bach abbia potuto lavorare contemporaneamente sul testo profano, scritto da Christian Friedrich Henrici e sulla sua variante liturgica,  cosa però assai poco probabile,  visto il largo anticipo della festa in questione. Bach trasferisce in toto il discorso musicale che deve festeggiare un cittadino d’alto lignaggio, in un’opera che deve festeggiare la ricorrenza del Battista attraverso una ben calcolata successione di numeri di danza. I cori sono dei “rondeau” in ritmo di “bourrée” e le arie hanno tutte l’impronta di un movimento di danza, chiaramente definito in due di esse, un “Passapied” il nr.3  (cantata dal Basso) e di “Gigue” il nr.10 (affidata al Soprano)
Parte Prima
Nr.1 – Coro
Rallegrati, popolo salvato,
rallegrati nelle dimore di Sion.
La tua prosperità è ora
solidamente stabilita,
ti è donato ogni benessere.
Nr.2 – Recitativo (Basso)
Abbiamo riposo,
il peso della Legge non ci grava.
Niente disturberà il nostro riposo,
che i nostri cari padri hanno
sognato, desiderato, sperato.
Allora, noi che possiamo, gioiamo
e intoniamo al Dio della nostra fede
un canto di lode, che riecheggi
da una voce all’altra in uno coro potente!
Nr.3 – Aria (Basso)
Lodato sia Dio, sia lodato il suo nome,
lui che mantiene fede alle sue promesse!
Il suo fedele servitore è venuto,
scelto da tempo per questo,
per preparare le vie del Signore.
Nr.4 – Recitativo (Contralto)
L’araldo viene per annunciare il Re,
egli proclama: non tardate,
mettetevi in cammino
con passo veloce,
presto, seguite la sua voce!
Ella ci mostra il cammino, ci mostra la luce,
che, un giorno, potremo contemplare
con le nostre sante preghiere.
Nr.5 – Aria (Contralto)
Venite, peccatori,
accorrete, figli d’Adamo.
il vostro Salvatore grida e vi chiama!
Venite, gregge disperso,
svegliatevi dal sonno del peccato,
poiché ora è il tempo del perdono!
Nr.6 – Corale
Una voce si ascolta
Alta e forte nel deserto,
per convertire tutti gli uomini:
preparate le vie del Signore,
spianate la strada a Dio,
il mondo intero si sollevi,
ogni valle sarà colmata
e ogni montagna abbassata.
Parte seconda
Nr.7 – Recitativo (Basso)
Così il mio Salvatore si preoccupa
di rispettare il patto
che fece con i nostri padri
e nella sua bontà di regnare su di noi;
per questo voglio applicarmi
con impegno,
o Dio fedele, a vivere secondo il tuo volere
in santità e timore di Dio.
Nr.8 – Aria (Basso)
Voglio respingere
e abbandonare tutto
ciò che è contrario a te, o Dio.
Non voglio affliggerti,
ma anzi amarti con tutto il mio cuore,
poiché tu vegli sempre su di me.
Nr.9 – Recitativo (Soprano)
Benché l’incostanza
sia propria della debolezza umana,
eppure bisogna affermarlo:
così spesso come l’aurora sorge,
cosi come un giorno succede all’altro,
così io voglio con costanza e fermezza,
per il tuo Spirito, mio Dio,
vivere interamente per onorarti.
Il mio cuore così come la mia bocca
secondo il patto che abbiamo stabilito
si eleveranno per darti lode.
Nr.10 – Aria (Soprano)
Presto, ore, correte
non tardate a portarmi a queste preghiere!
Con il popolo santo, voglio
elevare un altare di ringraziamento al mio Dio
nelle dimore di Kedar,
così da essere riconoscente in eterno.
Nr.11 – Recitativo (Tenore)
Pazienza, il giorno benvenuto
non può tardare ad arrivare,
quando da tutti i tormenti
e le imperfezioni del mondo
che ti tengono prigioniero, mio cuore,
sarai completamente liberato.
Le attese saranno infine esaudite,
quando con le anime radunate
nella perfezione
sarai liberato dalla morte del corpo,
non dovrai più temere alcun male.
Nr.12 – Coro
Rallegrati, popolo salvato,
rallegrati nelle dimore di Sion.
Il tempo della gioia,
il tempo della tua felicità
non avrà mai fine.
Traduzione Emanuele Antonacci

www.gbopera.it · J.S.Bach: Cantata “Freue dich, erlöste Schar” BWV 30

 

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